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dai GIORNALI di OGGI

Delitto Fortugno, quattro ergastoli

Massimo della pena per i mandanti e gli esecutori dell'omicidio del vicepresidente del consiglio regionale

2009-02-02

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CORRIERE della SERA

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2009-02-02

In aula la vedova del politico calabrese ucciso nel 2005

Delitto Fortugno, quattro ergastoli

Massimo della pena per i mandanti e gli esecutori dell'omicidio del vicepresidente del consiglio regionale

L'arresto di Alessandro Marcianò considerato, assieme al figlio Giuseppe, il mandante del delitto Fortugno (Ansa)

L'arresto di Alessandro Marcianò considerato, assieme al figlio Giuseppe, il mandante del delitto Fortugno (Ansa)

LOCRI (Reggio Calabria) - Ergastolo ai mandanti e agli esecutori dell'omicidio Fortugno. La Corte d’assise di Locri, presieduta da Olga Tarsia, ha condannato Alessandro e Giuseppe Marcianò, padre e figlio, considerati dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria i mandanti del delitto del vicepresidente del consiglio regionale della Calabria, ucciso con cinque colpi di pistola il 16 ottobre del 2005 all’interno del seggio allestito per le primarie dell’Unione a Palazzo Nieddu del Rio, a Locri. Ergastolo anche per Salvatore Ritorto, considerato l’autore materiale del delitto e Domenico Audino, il fiancheggiatore.

VEDOVA IN AULA - Al momento della lettura della sentenza era presente in aula Maria Grazia Laganà, vedova di Francesco Fortugno, insieme ai figli Giuseppe e Anna. Con la vedova Fortugno anche il deputato del Pd, Giuseppe Lumia. "Sono qui - ha detto - perché quello di Fortugno è un omicidio chiave ed anche come un gesto di memoria e riconoscimento a Fortugno per quello che ho potuto conoscere di lui dalle carte che ho letto".

LE ALTRE CONDANNE - La Corte ha poi condannato Vincenzo Cordì a 12 anni, Carmelo Dessì a quattro anni e Antonio Dessì ad otto anni, accusati di associazione mafiosa. Per Alessio Scali il reato di associazione mafiosa è stato ritenuto assorbito in una sentenza precedente del gup di Reggio Calabria del 2007.

Francesco Fortugno (Ansa)

Francesco Fortugno (Ansa)

L'INCHIESTA - Contro Fortugno, esponente della Margherita, furono sparati cinque colpi di pistola, uno solo dei quali si rivelò mortale. Nel momento in cui fu compiuto l'omicidio, il vicepresidente del consiglio regionale calabrese stava conversando con alcune persone e si accingeva ad uscire (dopo essere rimasto per l'intera giornata nel seggio) da palazzo Nieddu. L'assassino agì a viso scoperto e dopo l'omicidio si allontanò a piedi. I pm della Dda di Reggio Calabria che hanno condotto l'inchiesta sull'assassinio non hanno mai attribuito un significato "politico" al luogo scelto per uccidere Fortugno. Dalle indagini è emerso che l'esponente della Margherita era stato seguito nei giorni precedenti per studiarne i movimenti. Salvatore Ritorto fu accompagnato sul luogo dell'omicidio, secondo l'accusa, da Giuseppe Marcianò, indicato come il mandante dell'omicidio assieme al padre Alessandro. Due i pentiti dell'inchiesta, Domenico Novella, affiliato alla cosca Cordì, e Bruno Piccolo, suicidatosi il 16 ottobre del 2007, giorno del secondo anniversario dell'omicidio, a Francavilla a Mare (Chieti), la località protetta in cui viveva.

02 febbraio 2009

REPUBBLICA

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2009-02-02

Locri, la sentenza al processo per l'omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria

Carcere a vita per Alessandro e Giuseppe Marcianò, Salvatore Ritorto e Domenico Audino

Delitto Fortugno: quattro ergastoli

Condannati mandanti ed esecutori

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Delitto Fortugno: quattro ergastoli Condannati mandanti ed esecutori

Francesco Fortugno

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* L'AUDIO: parla la vedova Fortugno

LOCRI - Quattro ergastoli per il delitto Fortugno. Condannati dalla corte di Assise di Locri mandanti ed esecutori dell'omicidio del vice presidente del Consiglio regionale della Calabria, ucciso il 16 ottobre 2005 a Locri, nell'edificio in cui si svolgevano le primarie dell'Unione, colpevole, secondo i clan, di ripulire la sanità calabrese dalle connivenze con la malavita. "Una sentenza che accende la speranza in tutti i calabresi che aspettano giustizia", ha detto la vedova Fortugno.

Accogliendo le richieste della Procura che ha riconosciuto la matrice politico-mafiosa del delitto, sono stati condannati Alessandro Marcianò, (ex capo sala dell'ospedale di Locri dove lavorava la moglie di Fortugno, già vice direttrice sanitaria, e la vittima, primario al pronto soccorso in aspettativa), ed il figlio Giuseppe, considerati i mandanti dell'omicidio; Salvatore Ritorto, ritenuto il killer, e il loro complice Domenico Audino, accusato di aver aiutato Ritorto a raggiungere in auto il luogo del delitto.

Vincenzo Cordì, uno dei presunti capi dell'omonima cosca di Locri della 'ndrangheta, è stato condannato a 12 anni. Otto anni ad Antonio Desì; quattro a Carmelo Desì. Non luogo a procedere nei confronti di Alessio Scali.

In aula, durante la lettura del verdetto, presente anche la vedova del politico, Maria Grazia Laganà, deputato del Pd, insieme ai figli Giuseppe e Anna. "Oggi - ha detto la vedova Fortugno - è stato fatto un primo, anche se importante, passo in avanti. Chiedo adesso che venga individuato ogni ulteriore livello di responsabilità per l'omicidio politico-mafioso di Franco".

Tra il pubblico, anche i famigliari degli imputati. "E' un'ingiustizia", hanno gridato ai giudici. "Venduti: è una condanna orchestrata". Dapprima avevano inteso che i loro cari fossero stati assolti. In realtà, il presidente della Corte, Olga Tarzia, la parola "assolti" l'ha pronunciata ma per spiegare che Alessandro e Giuseppe Marcianò non dovevano rispondere dell'accusa di associazione mafiosa ma di omicidio aggravato dalle modalità mafiose. Circostanza che ha provocato l'equivoco e trasformato ben presto le urla di gioia in grida di disperazione ed invettive contro la corte.

(2 febbraio 2009)

 

 

L'UNITA'

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2009-02-02

Dopo quattro anni, la sentenza

Sono stati condannati all'ergastolo i mandanti e gli esecutori dell'omicidio di Francesco Fortugno, vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria assassinato a Locri il 16 ottobre 2005. La Corte d'Assise di Reggio Calabria, presieduta da Olga Tarzia, ha emesso la sentenza del carcere a vita per Alessandro e Giuseppe Marcianò, Salvatore Ritorto e Domenico Audino. Sono stati inoltre condannati Vincenzo Cordì a 12 anni, Carmelo Dessì a 4 anni, Antonio Dessì a 8 anni mentre per Antonio Scali si ritiene assorbita una sentenza precedente.

Alessandro e Giuseppe Marcianò, padre e figlio, sono stati assolti dall' accusa di associazione mafiosa dalla Corte d'assise di Locri. I due sono stati invece condannati all'ergastolo per omicidio aggravato dalle modalità mafiose. La circostanza ha provocato anche un equivoco tra i familiari dei due Marcianò. La presidente della Corte, Olga Tarzia, infatti, ha pronunciato per primo la parola assolti indicando il capo d'imputazione. Questo ha provocato le urla di gioia dei parenti che però si sono tramutate ben presto in grida di disperazione e in invettive "venduti, venduti" quando la presidente, proseguendo la lettura del dispositivo, ha pronunciato la parola ergastolo in relazione al delitto Fortugno.Il 16 ottobre 2005, nel giorno delle primarie dell' Unione all'interno del seggio, Fortugno era stato ucciso da un killer a volto coperto con 5 colpi di pistola. Ai funerali, in un clima di commossa partecipazione, partecipò anche Carlo Azeglio Ciampi, allora presidente della Repubblica.

Negli stessi giorni migliaia di studenti scesero in piazza a manifestare contro l'uccisione del politico e contro la 'ndrangheta. Lo slogan "ammazzateci tutti", nacque allora. Oggi, la sentenza. La vedova di Fortugno, Maria Grazia Laganà, ha accolto in lacrime il verdetto della Corte: "Oggi - ha detto uscendo dall'aula - si è raggiunto un primo importante passo. Ma oggi stesso invito a continuare le ricerche. È necessario raggiungere gli altri livelli. Il mio unico sforzo - ha aggiunto la parlamentare del Pd - è stato quello di avere giustizia non solo per me ma per tutta la Calabria. Quello che voglio porre in rilievo è che la sentenza è venuta da una Corte d'assise di Locri in cui oltre ai togati ci sono giudici popolari. È un messaggio importante per la Calabria".

"A me sembra importante che la Corte d'Assise dopo un lungo ed attentissimo dibattimento ha riconosciuto la piena validità della ricostruzione proposta dalla Procura della Repubblica, accogliendo le richieste formulate dai sostituti che hanno seguito fin dall'inizio con eccezionale scrupolo e professionalità le indagini". Così il

procuratore della Repubblica, Giuseppe Pignatone, subito dopo la sentenza della Corte d'Assise di Locri. "Credo positivo - ha detto il Procuratore della Repubblica - il fatto che ci sia stata una risposta piena alla richiesta di accertare le responsabilità di un delitto così grave". "È l'avvio di una svolta. Si conferma che l'omicidio Fortugno è di natura politico-mafiosa". Giuseppe Lumia, componente della Commissione parlamentare antimafia esprime soddisfazione per la sentenza e esprime un auspicio: "Oggi è stata colpita l'organizzazione mafiosa -ha aggiunto- domani si deve colpire il sistema di collusioni ruotato attorno all'omicidio".

02 febbraio 2009

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2009-02-02

Omicidio Fortugno, ergastolo a mandanti ed esecutori

di Mario Meliadò

2 febbraio 2009

Un'immagine d'archivio del 31 ottobre 2005 del vice presidente del Consiglio regionale della Calabria, Francesco Fortugno, ucciso il 16 ottobre 2005 a Locri. (Ansa)

 

Locri (Reggio Calabria) - Com'era nelle previsioni di parecchi osservatori, la Corte d'assise di Locri (presidente Olga Tarzia) stamattina ha inflitto l'ergastolo a tutt'e quattro gli imputati per l'omicidio di Franco Fortugno, politico originario di Brancaleone ucciso dalla 'ndrangheta il 16 ottobre del 2005 a Palazzo Nieddu di Locri, dov'era allestito un seggio per le "primarie" dell'Unione su scala nazionale (quelle che poi decisero la candidatura alla premiership di Romano Prodi).

Massima pena dunque per Salvatore Ritorto, ritenuto l'esecutore materiale del delitto, come pure per Domenico Audino e per Alessandro e Giuseppe Marcianò, padre e figlio rispettivamente, i cosiddetti "mandantini" dell'omicidio dell'allora vicepresidente del Consiglio regionale.

Alla lettura del dispositivo erano presenti il deputato del Pd Maria Grazia Laganà – la vedova di Fortugno – e i due figli Giuseppe e Anna.

La Corte d'assise locrese ha comunque condannato anche 3 degli altri 4 imputati nel processo, ai quali non era però addebitato il fatto di sangue: 12 anni a Vincenzo Cordì, 8 a Antonio Dessì e 4 a Carmelo Dessì, tutti per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Secondo i giudici, invece, il 416-bis contestato agli altri 3 per Alessio Scali risulta assorbito in precedente verdetto emanato dal giudice per l'udienza preliminare presso il Tribunale di Reggio Calabria 2 anni fa.

 

 

 

 

 

 

 

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2009-02-01

 

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http://www.italysoft.com/news/il-punto-informatico.html

 

 

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